Faq - Curiosità sul pellet
Il pellet è un combustibile naturale ottenuto tramite un processo meccanico di compressione della segatura derivata da scarti di legname e fissata tramite la lignina, componente già presente nel legno, che fa da collante naturale. Sottoposto poi ad essiccazione il risultato consiste nei caratteristici cilindri, che si trovano in vendita solitamente in sacchi da 15 kg. Il pellet certificato non contiene alcuna colla o additivo che potrebbe venir liberato durante la combustione.
La produzione del pellet deriva dal cosiddetto uso a cascata del legno, ovvero l’impiego del legno in più fasi. In primis come materiale da costruzione, successivamente il legno risultato degli scarti di lavorazione viene destinato alla produzione di energia consentendo, quindi, un uso efficiente delle risorse, essenziale nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. In questo modo vengono valorizzati tutti gli assortimenti e le destinazioni d’uso ottenibili dalle piante.
Va inoltre evidenziato che, in un frangente storico come quello attuale, in cui la crisi energetica frena lo sviluppo di tanti settori economici, la valorizzazione energetica di una risorsa rinnovabile come la biomassa legnosa ha comunque un valore intrinseco e irrinunciabile.
La combustione delle bio¬masse comporta immancabilmente l’emissione di CO2, che è riconducibile alla composizione chi¬mica del legno stesso. Tuttavia è fondamentale distinguere l’origine dell’inquinamento legato all’uso delle biomasse e l’origine dell’inquinamento rilasciato dalle fonti fossili:
- La combustione di fonti fossili rilascia carbonio che è stoccato nel sottosuolo da milioni di anni risultando quindi una immissione netta in atmosfera ad opera dell’Uomo;
- La combustione di biomassa legnosa comporta l’emissione di carbonio “biogenico”, riconducibile a un ciclo chiuso, breve e naturalmente in atto.
In ogni caso sarebbe sbagliato comparare l’emissione di CO2 derivante dalla sola combustione di biomassa rispetto alla sola combustione di fonti fossili. I dati devono comprendere anche le fasi di taglio, trasporto e lavorazione del legname, tutte operazioni che consumano energia, come pure la costruzione degli impianti di conversione energetica.
L’unico modo serio per valutare l’impatto delle biomasse in termini di emissioni di CO2 è considerarne l’intero ciclo di vita.
Confrontando diversi combu¬stibili a partire dall’ottenimento delle materie prime fino al termine della vita utile includendo fabbricazione, distribuzione, trasporto e utilizzo, emerge che le emissioni di CO2 per MWh dei combustibili fossili sono nettamente superiori a quelle dei biocombustibili legnosi: di seguito uno schema di comparazione.
Dati alla mano la risposta è SI. Il calore da biomassa legnosa offre una soluzione sicura, pratica ed economica al problema della decarbonizzazione e può contribuire a realizzare una transizione efficiente verso un’economia climaticamente neutra entro il 2050. Elemento chiave è la gestione forestale sostenibile e responsabile che riveste un ruolo fondamentale nella salvaguardia della biodiversità e nella mitigazione dei cambiamenti climatici.
La quantità annuale di legname prelevato dai boschi mediante tagli boschivi è compresa tra il 18% e il 34% dell’accrescimento annuale del bosco. Il bosco quindi continua globalmente a crescere e gli interventi dell’uomo sono sostenibili nel tempo. Con il prelievo delle piante mature l’uomo favorisce la rinnovazione naturale del bosco e la crescita delle piante più giovani.
Le foreste italiane sono ben lontane da una condizione di sovra-sfruttamento e, al contrario, soffrono di un cronico abbandono che è causa di fenomeni di instabilità idrogeologica e degrado ambientale. Il 100% della superficie forestale italiana è soggetta a vincolo paesaggistico e gli interventi selvicolturali e le attività di taglio sono assoggettate a stringenti criteri di valutazione, approvazione e controllo.
L’accumulo incontrollato di biomassa può portare all’aumento della frequenza delle infestazioni parassitarie e degli incendi forestali, che oltre a rilasciare una grande quantità di emissioni di gas serra in atmosfera, hanno un impatto diretto sulla distruzione dello strato organico del suolo con conseguente erosione e frane. La valorizzazione della biomassa per la produzione di energia rappresenta una soluzione attraente perché offre un valore economico positivo ad assortimenti legnosi che altrimenti verrebbero lasciati al suolo e può essere uno degli strumenti di mitigazione degli incendi boschivi e di miglioramento della salute complessiva delle foreste.
Il settore delle biomasse legnose nel tempo si è dotato di certificazioni della qualità dei biocombustibili. Per il pellet di legno trova ampia applicazione la certificazione ENplus®. I biocombustibili certificati vengono distinti in classi di qualità (A1, A2, B) in base a un insieme di caratteristiche specifiche, identificate avvalendosi del pacchetto di normative tecniche internazionali. Lo schema ENplus® prevede la raccolta dati, l’analisi e il monitoraggio delle emissioni di gas da parte dei produttori delle rispettive biomasse certificate.
Su tutto il territorio nazionale il mancato utilizzo di materiale certificato può comportare l’obbligo di restituzione degli eventuali incentivi ottenuti, ad esempio il Conto termico.
Inoltre, diverse Regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Campania) hanno introdotto l’obbligo di utilizzare nei generatori di calore a pellet domestici solamente prodotto certificato ENPLUS A1 prevedendo così obblighi di conservazione delle fatture di acquisto a riprova di un corretto utilizzo. Il consumatore che non rispetti tali disposizioni può incorrere nelle sanzioni previste dalla legge.